DALL'OTTAVINO AL FLAUTO BASSO
In collaborazione con la Società del Quartetto di Milano
Martedì 26 novembre 2019 - ore 17:00
Museo del Novecento - Sala Conferenze
Piazza Duomo 8, Milano
ingresso libero fino a esaurimento posti
Concerto della flautista Laura Bersani Dall’ottavino al flauto basso
Programma del concerto a cura dell’associazione L’albero della Musica
Armando Gentilucci
Melodia per strumento ad arco o a fiato (1989) fl in sol solo
Mauro Montalbetti
Foglie (fl solo)
Franco Donatoni
Luci (fl in sol solo)
Giacinto Scelsi
Pwyll (fl solo)
Federico Gardella
Cinque cori notturni sotto la costa (fl in sol solo)
Salvatore Sciarrino
Canzona di ringraziamento (fl solo)
Rocco Abate
Anemos (fl basso solo) “prima esecuzione al flauto basso”
György Kurtag
Doloroso (fl solo)
Giorgio Colombo Taccani
Eyeless dark (fl basso)
Kaija Saariaho
Dolce Tormento (ottavino)
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Armando Gentilucci, MELODIA PER STRUMENTO AD ARCO O A FIATO 15 OTTOBRE 1989 (flauto in sol)
La semplicità della Melodia per strumento ad arco o a fiato 15 ottobre 1989, scritta, per il compleanno dell’amico fisarmonicista Paolo Gandolfi, nell’ospedale in cui troverà la morte, è un primo esempio di applicazione del campo armonico in un contesto melodico. Nel suo letto di ospedale, Gentilucci non aveva gli appunti di lavoro intorno a sé e questa melodia, probabilmente lungamente meditata nella solitudine, fu composta con la rapidità dell’omaggio di circostanza, su un materiale armonico semplice, che non necessitava di un’elaborazione scritta attraverso una serie di appunti. Si tratta di un campo armonico essenziale, formato dalla sovrapposizione di due tetracordi perfettamente speculari rispetto alla “nota perno” DO#-REb.
Mauro Montalbetti, FOGLIE (flauto in do)
“Foglie per flauto solo (2003) è una breve pagina estratta da un lavoro più articolato e complesso creato un anno prima per un’azione coreografica. Si tratta dell’ultimo brano in cui elementi melodici della musica tradizionale giapponese vengono liberamente rielaborati e posti in conflitto-dialogo con gesti sonori riconducibili ad una visione timbrica personale anche questa legata a campi armonici definiti. Ulteriore elemento di novità nella scrittura, è l’impostazione formale aleatoria: all’esecutore è richiesto - se disponibile - di poter ricreare il percorso formale in maniera personale, secondo le proprie necessità espressive.”
Mauro Montalbetti
Franco Donatoni, LUCI (flauto in sol)
Luci appartiene all’ultimo periodo della produzione compositiva di Donatoni. Egli stesso affermava: ”Soltanto l’ultimo decennio mi offre qualche ragione di poter prendere coscienza della mia identità”. Luci, dunque, insieme a Hot, Flag, Tema e Rash II sono dei pezzi instabili, dalla materia cangiante, di primo impatto caratterizzati da un flusso poco afferrabile, per poi renderci conto che i molteplici eventi seguono una direzione perfettamente ordinata. Quell’ordine e quelle simmetrie che ci regalano nuove prospettive.
Giacinto Scelsi, PWYLL (flauto in do)
”PWILL è un nome drudo. Il pezzo è così comprensibile che non richiede alcuna legenda tecnica per l’esecutore. La musica parla per sé stessa, certamente, ma volendo dare un’interpretazione extra-musicale, PWILL potrebbe forse suggerire l’immagine di un prete che chiama gli angeli al tramonto.”
Giacinto Scelsi
Federico Gardella, CINQUE CORI NOTTURNI SOTTO LA COSTA (flauto in sol)
“L’evoluzione degli strumenti monodici si intreccia, non di rado, con la storia del contrappunto: reale o virtuale, il contrappunto rappresenta per questi strumenti una condizione a cui tendere nel percorso di messa a fuoco della propria personalità sonora; mi sono chiesto, allora, se sia possibile immaginare per questi strumenti una scrittura corale in cui declinare quell’idea di contrappunto. Pensare uno strumento in analogia con un coro significa riflettere sulle sue complessità timbriche, ma significa anche imparare a pensare il “solo” come potenzialità di una “moltitudine”; in questi Cinque cori notturni sotto la costa, per flauto contralto, la progressiva definizione di un suono corale coincide con il percorso nella forma: la “storia” di ognuna di queste brevi composizioni procede attraverso la costruzione di un’identità corale, espressa da uno strumento solo.”
Federico Gardella
Salvatore Sciarrino, CANZONA DI RINGRAZIAMENTO (flauto in do)
In questo pezzo dedicato a Goffredo Petrassi, Sciarrino trasforma il flauto da strumento monodico a polifonico: alla ripetizione dei rapidi grappoli di suoni emergono dei trilli di armonici che si espandono delicatamente nell’aria creando un effetto polifonico.
Il titolo è tratto dal terzo movimento del Quartetto op. 123 di Beethoven, ed è da questo italiano arcaico che deriva il termine “canzona”. Il ringraziamento è anche in riferimento alla buona riuscita dell’incantesimo del precedente pezzo, intitolato Come vengono prodotti gli incantesimi?, che è caratterizzato dalla ritmica ostinata e percussiva attraverso cui Sciarrino realizza il suo sogno di mutare il flauto nel suo inseparabile compagno di altri tempi: il tamburo.
Rocco Abate, ÀNEMOS (flauto basso)
“Vento-soffio-respiro e/o anima...il tutto si tiene in uno spazio/tempo chiuso e circolare. Una sorta di sfera cava, all’interno della quale, gesti sonori archetipici si mescolano, in una polifonia fluttuante, con elaborazioni condizionate da una serie numerica che dialoga, contrappuntando, con lacerti di melodie di chiara derivazione mediterranea. È proprio al vento (il soffio) che viene a data la funzione evocativa, il compito di trasportare memorie lontane di gemiti, prossimi a un canto sommesso, che dalle prefiche della Grecia di Esopo, approda sulle coste dell’Italia meridionale, e consegna al nostro presente gli echi di dolori eterni dell’umanità. Una solitudine umbratile e una cupa aura notturna, onirica, trovano nel flauto basso il suono per mostrarsi.”
Rocco Abate
György Kurtag, DOLOROSO (flauto in do)
Una parte importante del catalogo di Kurtag riguarda le composizioni per strumento solo, successivamente raggruppate in Segni, Giochi, Messaggi. Queste pagine sono come inserti di diario, ricordi di un momento, o messaggi per un amico in momenti significativi della vita. Doloroso è dedicato alla famiglia Geszler: a Maria Geszler, scultrice e sorella del compositore György Geszler, a suo marito, un fisico, e a loro figlia, flautista che suonò il pezzo. Questa composizione consiste in piccoli staccati motivi dei quali la melodia rimanda a un lamento popolare ungherese.
Giorgio Colombo Taccani, EYELESS DARK (flauto basso)
“Eyeless Dark segue a distanza di un anno circa Restless White per flauto, scritto sempre per Roberto Fabbriciani e con questo precedente lavoro crea relazioni di simmetria e di complementarità. All’immediato contrasto fornito dal timbro profondo del flauto basso si aggiunge un clima tendenzialmente statico e risonante, assai lontano dalla mobilità inquieta del brano gemello. Pochi suoni si alternano, appena increspati da piccole fluttuazioni e solo raramente incisi da brevissimi momenti di isolata tensione. Solo nel finale il percorso trova un episodio di violenta assertività, caratterizzato dalla conquista del registro acuto dello strumento da parte di un gesto ripetuto con maniacale energia. Si tratta tuttavia di una parentesi presto richiusa, terminando il brano, nelle poche battute successive, con un rapido e definitivo ritorno alla fissità iniziale.
Giorgio Colombo Taccani
Kaija Saariaho, DOLCE TORMENTO (ottavino)
“Una caratteristica di questo brano è il gioco instabile tra le ottave in cui il suono vacilla liberamente con espressione fragile. Il testo dovrebbe sempre essere recitato tra sussurrato e sottovoce, in modo tale che l’intonazione vocale data risuoni come soffio o suono.” La compositrice voleva sperimentare la combinazione tra voce e ottavino: la gamma alta e la limitata risonanza dello strumento, così come la natura della lingua italiana, hanno posto una nuova sfida nello sviluppo di una possibile polifonia musicale. Il testo proviene dal sonetto S’amor non è, che dunque è quel ch’ io sento? di Petrarca.
Laura Bersani
Nata a Milano nel 1990, si diploma in flauto traverso sotto la guida di Rocco Abate al Conservatorio “G. Verdi” di Milano e si laurea con il massimo dei voti al Diploma accademico di II livello all’ISSM “O. Vecchi” di Modena con Michele Marasco, Andrea Oliva e Gabriele Betti.
Ha frequentato masterclass con Andrea Manco, Paola Fre, Jean-Claude Gerard, Patrick Gallois, Maurizio Simeoli, Janos Balint e ha studiato ottavino con Nicola Mazzanti.
È docente di flauto traverso, musica d'insieme e propedeutica alla Ricordi Music School di Milano.
Ha suonato in qualità di solista e in formazioni cameristiche per: Associazione Dino Ciani (MI); Festival di Bellagio e del Lago di Como; ERT Emilia-Romagna Teatro; Festival della Filosofia (MO); GMI Gioventù Musicale Italiana; Musica al tempio di Milano, Festival Internazionale di Musica Sacra di Pordenone. Si è esibita inoltre all’International Mugham centre di Baku (Azerbaijan) e all’Edward Said National Conservatory di Gerusalemme.
Dal 2013 è membro stabile di AltreVoci Ensemble con il quale porta avanti una ricerca sul repertorio del Novecento e contemporaneo, collaborazione che la porta ad esibirsi al Teatro dell’arte della Triennale di Milano, al Teatro Grande di Brescia, all’auditorium Cubec di Modena, all’auditorium Spira Mirabilis di Formigine e a collaborare con alcuni grandi interpreti tra cui Fabrizio Meloni, primo clarinetto del Teatro alla Scala, il chitarrista Giulio Tampalini, e l’attore Marco Baliani.
Nel marzo 2019 si è esibita come solista al teatro comunale Luciano Pavarotti di Modena, diretta da Carlo Boccadoro, di cui ha eseguito un concerto per flauto ed ensemble (Box of paints). Nello stesso concerto anche una prima esecuzione assoluta di Ljust per flauto ed ensemble, composizione dedicata ad AltreVoci Ensemble da Mauro Montalbetti.
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